5/07/2011

I Poeti Maledetti: sempre un fascino

      Perché questo tema dei poeti maledetti? Perché rappresentano ancora oggi un vero fascino nella società attuale. Erano forse la miglior espressione del male di un secolo, delle angoscie umane, delle cose che non vanno bene in questo mondo... Hanno offerto una soluzione di poesia senza sotterfugi, onesta con la realtà dura della vita però hanno mostrato, provato, che c'é bellezza in tutte cose.
      Allo stesso tempo, soffrivano per questa vita, non erano capaci di vivere con la speranza che riuscivano ad insufflare nelle loro poesie e che era, è ancora oggi e sempre sarà utile ai loro lettori.
      Maledetti... per aver tentato di guarire il mondo in mancanza di aver saputo guarirsi loro stesso.


Le radici

      La prima imagine di un poeta incompreso e la nozione di maledizione si può trovare nell’opera Stello di Alfred de Vigny, un poeta francese, in cui dice “[…] du jour où il sut lire il fut Poète, et dès lors il appartint à la race toujours maudite par les puissances de la terre…” “[...] dal giorno in cui egli seppe leggere fu Poeta, e d’allora appartenne alla razza sempre maledetta dalle potenze della terra...”. Attraverso questo, De Vigny fa riferimento al talento e l’intelligenza di questo tipo di uomini (i poeti) che gli escludono dal resto del mondo.

      La prima definizione di questo termine viene semplicemente del nome di un libro di Paul Verlaine: « Les Poètes Maudits » che dà una spiegazione del poeta maledetto.


      Infatti, nella sua opere, Verlaine definisce per la prima volta ciò che è un poeta maledetto: li considera come poeti assoluti, assoluti nella loro immaginazione, assoluti nella loro espressione, li paragona a i Rey-Netos (Re assoluti) di Spagna… Ma in un modo maledetto, perché il loro potere, il loro assolutismo, si trova nella loro intelligenza, sagezza che in questa epoca di solito non piaceva ai dirigenti e rimaneva incompreso dalla massa populare.
      Verlaine cita una serie di poeti che lui considerava come poeti maledetti: Tristan Corbière, Arthur Rimbaud, Stéphane Mallarmé, Marceline Desbordes-Valmore, Villiers de l'Isle-Adam, Pauvre Lelian (Anagramma di Paul Verlaine).
      Dopo, altri poeti sono stati considerati come « maledetti » come : Charles Baudelaire, Edgar Allan Poe, John Keats, Gérard de Nerval...

Alfred de Vigny


Il decadentismo

      I poeti maledetti fanno parte del decadentismo, quindi nelle loro opere appaiono i caratteristiche di questo movimento. Come nel decadentismo, i poeti maledetti osservano la decadenza di una società e la descrivono di maniera diretta senza sotterfugi, negano i valori morali correnti per concentrarsi soprattutto sull'estetismo, la natura e il suo estetismo naturale con una visione sincera sulla morte, la decadenza... I poeti maledetti sono qualificati di decadenti come gli altri artisti del decadentismo.
      Anche se fanno parte di questo movimento di decadenza, i poeti maledetti sono visti come i decadenti assoluti perché portano gli eccessi all'estremo. Eccessi nella loro vita pero anche eccessi nella loro scrittura. Descrivono la decadenza della società, su realtà nera, dura, non sempre interessante e tentano di fare qualcosa di bello con questo, qualcosa di superiore al semplice aspetto primero. Fanno del Bello con il Brutto, o come Baudelaire lo diceva transformano il fango in oro...


Il poeta in sé

      Di manera più comune, l'immagine del poeta maledetto si può definire così: è un poeta con una vita fuori delle norme, spesso autodistruttrice, e spesso il poeta muore senza aver conosciuto una vera e propria gloria. Sono più riconcosciuti dopo la loro morte che durante la loro vita. Molto spesso hanno una vita di eccessi, con un uso abondante delle droghe.
      Le droge più comuni assimilate ai poeti maledetti e che ancora oggi appartengono a tutta una cultura fantasticata erano l'oppio, il laudanum, e i suoi derivati. C'erano anche l'alcol, i liquori come l'assenzio che aveva la reputazione di essere un alcol che rendeva la gente pazza, e per molto tempo fu vietato in diversi paesi d'europa.

Oppio

Laudanum

Assenzio

      Nella loro vita, molti poeti maledetti spesso conoscono una fine tragica, infatti la loro disillusione della vita si transformava spesso in una depressione.
      Nella sua opera, il poeta maledetto descrive la società in cui vive, che è spesso una società urbana, piena di vizi, di difetti, abitudinaria e con questi elementi decadenti, comuni fanno della poesia, delle rime, delle cose belle, intriganti, e quindi questo contrasto era per molto scioccante. E questo spiega perché i poeti maledetti non erano apprezzati dalla gente e per la gran maggioranza le loro opere sono state riconosciute solamente dopo la loro morte.


I poeti maledetti

      Il fenomeno dei poeti maledetti ha cominciato in Francia, quindi i poeti francesi erano predominanti tra i poeti maledetti, hanno formato come un modello per altri poeti europei di questo periodo. Rappresentavano la maggior parte del gruppo dei Maledetti, pero rapidamente altri poeti europei hanno fatto parte di questo gruppo.
      I poeti maledetti più famosi sono: Paul Verlaine, Tristan Corbière, Arthur Rimbaud, Stéphane Mallarmé, Marceline Desbordes-Valmore, Villiers de l'Isle-Adam, François Villon, Thomas Chatterlon, Aloysius Bertrand, Gérard de Nerval, Charles Baudelaire, Lautréamont, Petrus Borel, Charles Cros, Germain Nouveau, Léon Deubel, Emile Nelligan, Antonin Artaud, Jacques Prevel, Olivier Larronde, John Keats, Edgar Allan Poe.

Charles Baudelaire


Tristan Corbière


Arthur Rimbaud


Stéphane Mallarmé


Paul Verlaine


Edgar Allan Poe


In Italia

      In Italia in particolare, il decadentismo si era propagato anche, e il fenomeno dei poeti maledetti ha influenzato la creazione di un movimento di « Maledettismo » con artisti che si ispiravano dai poeti francesi e che respingevano le regole e la morale comune per vivere nell'eccesso e la decadenza. Il gruppo più rappresentativo di questo fenomeno era la « Scapigliatura » con artisti originali, diversi, chiaramente fuori delle regole e alcuni dei suoi poeti erano considerati come poeti maledetti perché cercano di vivere lo stesso modo di vita che quello dei maledetti famosi come Baudelaire.

I Scapigliati

      Tra i scapigliati considerati come poeti maledetti, possiamo citare: Emilio Praga, Vittorio Imbriani, Giovanni Camerana, Iginio Ugo Tarchetti, Carlo Dossi ed Arrigo Boito.

Emilio Praga

Vittorio Imbriani

Giovanni Camerana

Iginio Ugo Tarchetti

Carlo Dossi

Arrido Boito

Grandi figure

Charles Baudelaire: maestro tra i maestri

Charles Baudelaire

      Charles Baudelaire è considerato come il maestro dei maestri tra i poeti maledetti. Era il più moderno, originale ed inventivo anche se era allo stesso tempo forse il più maledetto dei maledetti. Era un poeta francese, è nato a Parigi nel 1821, ed è morto a Parigi nel 1867. Il suo lavoro maggiore fu « Les Fleurs du Mal » « I Fiori del Male », un libro de poesie. La sua opera fu riconosciuta solamente dopo la sua morte, durante il ventesimo secolo, infatti nell' epoca di Baudelaire, la sua opera era vietata e le critiche non erano buone.



      In addizione con le sue poesie, Baudelaire era un fervente ammiratore di Edgar Allan Poe (un altro Poeta maledetto) ed era il primo traduttore dello scrittore e poeta americano in Francia.

Edgar Allan Poe

      Nella sua opera, Baudelaire cercava di esprimere il suo spleen, la sua malinconia della vita e della sua decadenza, e cercava anche di esprimere un nuovo estetismo nella poesia. Considerava che era troppo facile fare una bella poesia con bei elementi, con belle cose e quindi cercava di estrarre la bellezza dall'orrore.
      Una citazione di Baudelaire sul suo lavoro era : « J'ai pétri de la boue et j'en ai fait de l'or » « Ho impastato del fango e ne ho fatto dell'oro ».

Ecco le sue due opere poetiche principali:



 
Emilio Praga: dignitoso allievo del Maledettismo

Emilio Praga
  
      È un poeta italiano nato a Gorla nel 1839 e morto a Milano nel 1875. Faceva parte del movimento della Scapigliatura e tra i scapigliati era quello che viveva più autenticamente il modello del maledettismo incarnato da Baudelaire. Ha conosciuto una vita di eccessi ed una fine tragica come nella « tradizione » dei maledetti. Nella sua opera si puo osservare anche gli elementi del maledettismo con riferimenti agli eccessi come il peccato ed i vizi in generale (come la dissolutezza sessuale, le orgie, l'alcol, le droge), la degradazione della vita... Questa provocazione scandalizzava il pubblico.

Ecco le sue opere poetiche:




XXIX - Une Charogne


XXIX - Une Charogne

Rappelez-vous l'objet que nous vîmes, mon âme,
Ce beau matin d'été si doux:
Au détour d'un sentier une charogne infâme
Sur un lit semé de cailloux,

Les jambes en l'air, comme une femme lubrique,
Brûlante et suant les poisons,
Ouvrait d'une façon nonchalante et cynique
Son ventre plein d'exhalaisons.

Le soleil rayonnait sur cette pourriture,
Comme afin de la cuire à point,
Et de rendre au centuple à la grande Nature
Tout ce qu'ensemble elle avait joint;

Et le ciel regardait la carcasse superbe
Comme une fleur s'épanouir.
La puanteur était si forte, que sur l'herbe
Vous crûtes vous évanouir.

Les mouches bourdonnaient sur ce ventre putride,
D'où sortaient de noirs bataillons
De larves, qui coulaient comme un épais liquide
Le long de ces vivants haillons.

Tout cela descendait, montait comme une vague
Ou s'élançait en pétillant
On eût dit que le corps, enflé d'un souffle vague,
Vivait en se multipliant.

Et ce monde rendait une étrange musique,
Comme l'eau courante et le vent,
Ou le grain qu'un vanneur d'un mouvement rythmique
Agite et tourne dans son van.

Les formes s'effaçaient et n'étaient plus qu'un rêve,
Une ébauche lente à venir
Sur la toile oubliée, et que l'artiste achève
Seulement par le souvenir.

Derrière les rochers une chienne inquiète
Nous regardait d'un oeil fâché,
Epiant le moment de reprendre au squelette
Le morceau qu'elle avait lâché.

- Et pourtant vous serez semblable à cette ordure,
A cette horrible infection,
Etoile de mes yeux, soleil de ma nature,
Vous, mon ange et ma passion!

Oui! telle vous serez, ô la reine des grâces,
Apres les derniers sacrements,
Quand vous irez, sous l'herbe et les floraisons grasses,
Moisir parmi les ossements.

Alors, ô ma beauté! dites à la vermine
Qui vous mangera de baisers,
Que j'ai gardé la forme et l'essence divine
De mes amours décomposés!

(Les Fleurs du Mal – Charles Baudelaire)

XXIX - Una Carogna


Ricordi, anima mia, quel che vedemmo
un bel mattino dolce d'estate
dietro quel sentiero? una carogna infame,
su un letto sparso di sassi:

zampe all'aria, come una laida donna,
ardente e trasudante veleni,
spalancava il ventre indifferente e cinico
tra tante esalazioni.

Batteva il sole su quel putridume
come per cuocerlo a puntino,
e ridare così centuplicato alla Natura
quel che lei aveva messo insieme.

E il cielo guardava quella gran carcassa
che si dilatava come un fiore.
Che fetore immondo! Temevi
di svenire là sull'erba.

Come ronzavano le mosche su quel putrido ventre!
e come sbucavano a battaglioni
nere larve! colavano come denso liquido
lungo quei brandelli vivi.

Scendevano e salivano come un’onda,
o brulicando s’avventavano;
sembrava che quel corpo, gonfiato da un respiro vago,
si moltiplicasse in tante vite.

Di lì sorgeva una strana musica
come l’acqua corrente e il vento,
o il grano che agita e rigira ritmicamente
nel suo ventilabro chi lo vaglia.

Le forme si cancellavano riducendosi a puro sogno:
schizzo, lento a compiersi,
sulla tela (dimenticata) che l’artista
condurrà a termine a memoria.

Dietro le rocce una inquieta cagna
ci guardava con irato occhio,
spiando il momento di riprendere allo scheletro
i brandelli che erano rimasti.

-E tu? Anche tu un giorno sarai quel letamaio,
quella peste orrenda,
stella dei miei occhi, sole della mia natura,
tu, mio angelo e mia passione!

Sì, anche tu sarai così, regina delle grazie,
dopo gli estremi sacramenti,
quando sotto l’erba e le piante grasse
ammuffirai tra le ossa.

E allora, mia bellezza, di’ pure ai vermi,
che ti mangeranno di baci,
che ho conservato la forma e la divina essenza
dei miei amori decomposti!

(I Fiori del Male - Charles Baudelaire)

      In questa poesia, Baudelaire parla del suo amore per una donna e le fa una dichiarazione d'amore però in un modo originale, usando l'orrore della carogna per esprimere un amore assoluto.
      Descrivi la realtà della carogna, dice alla donna amata che sarà come questa carogna quando morirà. È orribile pero è la realtà, la verità. Baudelaire afferma che anche quando sarà cosi, lui la amerà, per quanto i vermi la mangeranno non potranno prendere l'amore che lui le porta.
      È il perfetto esempio della voluntà di Baudelaire di creare un bel messaggio, della poesia, con qualcosa di brutto, vero, duro, orribile « del fango ». E la carogna rappresenta anche la perfetta immagine di una decadenza, con la degradazione fisica del corpo.

37.Vendetta Postuma


37. Vendetta Postuma

Quando sarai nel freddo monumento
immobile e stecchita,
se ti resta nel cranio un sentimento
di questa vita,
ripenserai l'alcova e il letticciuolo
dei nostri lunghi amori,
quand'io portava al tuo dolce lenzuolo
carezze e fiori.
Ripenserai la fiammella turchina
che ci brillava accanto;
e quella fiala che alla tua bocchina
piaceva tanto!
Ripenserai la tua foga omicida,
e gli immensi abbandoni;
ripenserai le forsennate grida,
e le canzoni;
Ripenserai le lagrime delire,
e i giuramenti a Dio,
o bugiarda, di vivere e morire
pel genio mio!
E allora sentirai l'onda dei vermi
salir nel tenebrore,
e colla gioia di affamati infermi
morderti il cuore.


(Penombre - Emilio Praga)

      In questa poesia, Praga usa anche i vermi e l'immagine della morte, quindi una decadenza, per rivolgersi alla donna amata. Le dice che quando lei sarà morte, ripenserà al loro amore, però qui possiamo sentire come un rimprovero alla fine, e come l'indica il titolo, una vendetta... Quando la insulta, « Bugiarda », si può sentire attraverso il rimprovero come un rimpianto, un dolore. È come se si rivolgesse a una « ex » morta che lui amava e la rimpiange.
      Anche se le due poesie hanno diverse significazione, tutte due parlano dell'amore con l'uso della morte, dell'orrore, dei vermi, per portare questo sentimento d'amore e cio che gli autori vogliono esprimere all'estremo, nell'assolutismo, e allo stesso tempo, ancorare questo amore nella realtà del mondo, una realtà materiale, fisica.

LXXVIII - Spleen


LXXVIII - Spleen

Quand le ciel bas et lourd pèse comme un couvercle
Sur l'esprit gémissant en proie aux longs ennuis,
Et que de l'horizon embrassant tout le cercle
II nous verse un jour noir plus triste que les nuits;

Quand la terre est changée en un cachot humide,
Où l'Espérance, comme une chauve-souris,
S'en va battant les murs de son aile timide
Et se cognant la tête à des plafonds pourris;

Quand la pluie étalant ses immenses traînées
D'une vaste prison imite les barreaux,
Et qu'un peuple muet d'infâmes araignées
Vient tendre ses filets au fond de nos cerveaux,

Des cloches tout à coup sautent avec furie
Et lancent vers le ciel un affreux hurlement,
Ainsi que des esprits errants et sans patrie
Qui se mettent à geindre opiniâtrement.

- Et de longs corbillards, sans tambours ni musique,
Défilent lentement dans mon âme; l'Espoir,
Vaincu, pleure, et l'Angoisse atroce, despotique,
Sur mon crâne incliné plante son drapeau noir.

(Les Fleurs du Mal - Charles Baudelaire)

LXXVIII - Spleen
Quando, come un coperchio, il cielo pesa greve
Sull'anima gemente in preda a lunghi affanni,
E in un unico cerchio stringendo l'orizzonte
Riversa un giorno nero più triste dell notti;

Quando la terra cambia in un'umida cella,
Entro cui la Speranza va, come un pipistrello,
Sbattendo la sua timida ala contro i muri
E picchiando la testa sul fradicio soffitto;

Quando la pioggia stende le sue immense strisce
Imitando le sbarre di una vasta prigione,
E, muto e ripugnante, un popolo di ragni
Tende le proprie reti dentro i nostri cervelli;

Delle campane a un tratto esplodono con furia
Lanciando verso il cielo un urlo spaventoso,
Che fa pensare a spiriti erranti e senza patria
Che si mettano a gemere in maniera ostinata.

- E lunghi funerali, senza tamburi o musica,
Sfilano lentamente nell' anima; la Speranza,
Vinta, piange, e l'Angoscia, dispotica ed atroce,
Infilza sul mio cranio la sua bandiera nera.
(I Fiori del Male - Charles Baudelaire)
      Qui Baudelaire dà la perfetta spiegazione dello « Spleen », questo sentimento di malinconia, questo male di vivere che era talmente caratteristico dei poeti maledetti. Questa poesia permette capire il fenomeno, la loro visione disperata con cui tentavano di fare qualcosa di bello. Alla fine della poesia, possiamo sentire anche la nozione di maledettismo che pesa sulla loro vita, sul loro cuore, sulla loro anima.

Armonie della sera


Armonie della Sera
La notte piombava dai campi celesti,
e gli uomini onesti - russavano già.
Il cielo era un buio germoglio di stelle;
s'empìa di fiammelle - la negra città.
Le serve ridevano di sotto alle porte;
furtiva la Morte - salìa l'ospital.
Curvavansi in chiesa devoti e capoccie
sull'ultime goccie - dell'acqua lustral.
Cantavan nell'ampie caserme i tamburi.
Nei vicoli oscuri, - coll'ansia nel cor,
i giovani imberbi battevan le traccie
di pallide faccie, - di squallidi amor.
L'astronomo, insetto dell'atomo errante,
giungeva anelante - sull'ermo manier;
e i bracchi annebbiavano, davanti ai camini,
gli sguardi indovini - di un sonno legger.
Il giuoco accendevasi nei turpi ridotti;
e maghi e sedotti,- con strana virtù,
già ungean nella bile dell'anima immota
la rapida ruota - del meno e del più.
Le madri, frattanto, cadean ginocchioni,
e in lunghe orazioni - chiedevan pietà...
La notte piombava dai campi celesti,
e gli uomini onesti - russavano già.

(Penombre - Emilio Praga)

      La importanza della notte, della luna o del crepuscolo è un tema ricorrente per i poeti maledetti. Di notte, le cose sono più realistiche, vere come se la notte, che già provoca angoscie e paure nel cuore degli uomini, rivelasse questi uomini e loro segreti alla luce del sole, ironicamente più che il giorno ne è capace.
      Baudelaire anche aveva parlato di questo aspetto, insistendo sul crepuscolo nella sua poesia in prosa: « Le Crépuscule du Soir » « Il Crepuscolo della Sera » (Les Fleurs du Mal).


Le crépuscule du soir

Voici le soir charmant, ami du criminel ;
Il vient comme un complice, à pas de loup ; le ciel
Se ferme lentement comme une grande alcôve,
Et l'homme impatient se change en bête fauve.

Ô soir, aimable soir, désiré par celui
Dont les bras, sans mentir, peuvent dire : Aujourd'hui
Nous avons travaillé ! - C'est le soir qui soulage
Les esprits que dévore une douleur sauvage,
Le savant obstiné dont le front s'alourdit,
Et l'ouvrier courbé qui regagne son lit.
Cependant des démons malsains dans l'atmosphère
S'éveillent lourdement, comme des gens d'affaire,
Et cognent en volant les volets et l'auvent.
A travers les lueurs que tourmente le vent
La Prostitution s'allume dans les rues ;
Comme une fourmilière elle ouvre ses issues ;
Partout elle se fraye un occulte chemin,
Ainsi que l'ennemi qui tente un coup de main ;
Elle remue au sein de la cité de fange
Comme un ver qui dérobe à l'homme ce qu'il mange.
On entend çà et là les cuisines siffler,
Les théâtres glapir, les orchestres ronfler ;
Les tables d'hôte, dont le jeu fait les délices,
S'emplissent de catins et d'escrocs, leurs complices,
Et les voleurs, qui n'ont ni trêve ni merci,
Vont bientôt commencer leur travail, eux aussi,
Et forcer doucement les portes et les caisses
Pour vivre quelques jours et vêtir leurs maîtresses.

Recueille-toi, mon âme, en ce grave moment,
Et ferme ton oreille à ce rugissement.
C'est l'heure où les douleurs des malades s'aigrissent !
La sombre Nuit les prend à la gorge ; ils finisssent
Leur destinée et vont vers le gouffre commun ;
L'hôpital se remplit de leurs soupirs. - Plus d'un
Ne viendra plus chercher la soupe parfumée,
Au coin du feu, le soir, auprès d'une âme aimée.

Encore la plupart n'ont-ils jamais connu
La douceur du foyer et n'ont jamais vécu !

(Les Fleurs du Mal - Charles Baudelaire)

Il Crepuscolo Della Sera

Ecco la sera incantevole, amica al criminale;
arriva come un complice, a passi di lupo; il cielo
si chiude lentamente come una grande alcova,
e l’uomo irrequieto si tramuta in bestia feroce.


O sera, amabile sera, desiderio per l’uomo
le cui braccia, senza mentire, possono dire: Oggi
abbiamo lavorato! – E’ la sera che allevia
gli spiriti che divora un dolore selvaggio,
il sapiente ostinato a cui pesa la fronte,
e il curvo operaio che spegne la sua luce.

Frattanto, insani dèmoni nell’aria
si svegliano pesantemente, come uomini d’affari,
e contro imposte e tettoie volando danno di cozzo.
Nel chiarore dei lumi che il vento tormenta
la Prostituzione si accende lungo le strade;
come un formicaio lei apre le sue uscite;
si muove nel seno della città di fango
come un verme che deruba l’Uomo di quello che mangia.
si sentono qua e là le cucine sibilare,
i teatri guaire e le orchestre ronfare;
i ristoranti anonimi, dei quali il gioco fa la delizia,
si riempiono di puttane e scrocconi, loro complici,
e ladri che non hanno né tregua né riposo
si preparano anch’essi al loro lavoro,
porte e casseforti forzare dolcemente
per vivere un po’ di giorni e vestire l’amante.


Raccogliti, anima mia, in questo momento profondo,
e chiudi l’orecchio a un tale ruggito.
E’ l’ora che ai malati i dolori s’inaspriscono!
La buia Notte li prende alla gola; loro finiscono
il proprio destino e vanno verso il gorgo comune;
l’ospedale si riempie dei loro sospiri. Più d’uno
non verrà più a cercare la zuppa profumata
accanto al fuoco, la sera, vicino a un’anima amata.



E quanti di loro non hanno mai conosciuto
la dolcezza di una casa, non hanno mai vissuto!

(I Fiori del Male - Charles Baudelaire)

Tutti in Maschera


Tutti in Maschera

Uom, tu che nasci in maschera,
e mascherato muori,
osi insultar, se incognito
è anch'esso il Dio, che adori?
Vorresti tu conoscerlo
ed affisarlo ignudo,
come una compra femmina,
o il conio di uno scudo?
Ma tu, da culla a feretro
lasci un sol dì il mantello?
Ardisci mostrar l'indole
del cuore e del cervello?
Dio che a ragione, o tanghero,
di te più furbo è assai,
t'acqueta, la sua maschera
non lascerà giammai.
E tu in ginocchio pregalo
che ci lasci la nostra,
perché sarebbe orribile
l'anima messa in mostra!

(Tavolozza - Emilio Praga)

      Praga fa come un rimprovero all' essere umano, mettendolo di fronte alla sua condizione di essere bugiardo che recita una sorta di ruolo, quello della sua vita. Non vogliamo vedere la realtà e quindi preferiamo vivere con maschere, perché è più facile così che ammettere i nostri errori, affrontare gli orrori del mondo. Però allo stesso tempo, Praga affronta la religione e Dio, affermando che anche in questo campo, ci sono maschere che tentano di nascondere la verità. Questa azione di rimettere la religione tradizionale in questione è anche un tema tipico dei poeti maledetti che tentano di mostrare che la decandenza si trova anche in questi aspetti della società. La provocazione serve per far reagire i lettori e accettare la loro realtà.